Tuesday, February 28, 2006

I canti profani in latino

Durante l'alto Medioevo la maggior parte della musica venne impiegata nelle manifestazioni come i giochi e gli spettacoli dei mimi e dei giullari. Di queste musiche, però, non ci è pervenuto niente. Si conservano, invece, alcuni canti profani in latino dei secoli IX e X in notazione neumatica. I più noti sono: Il “canto delle scolte modenesi”, il “Planctus Karoli” e “O Roma Nobilis”. Nei secoli XI-XIII si diffusero anche i canti dei goliardi, studenti nomadi in Francia, in Inghilterra e in Germania. Questi canti trattavano temi come l'amore, il vino e la natura. La raccolta più nota è un'antologia di 50 canti noti come i Carmina Burana perchè conservati nell'abbazia di Benediktbeuren.

Monday, February 27, 2006

LE CANTIGAS SPAGNOLE

Dal 1252 al 1284, Alfonso X e León raccolsero oltre 400 canti sulla Madonna in un documento chiamato “Cantigas de Santa Maria”. Le Cantigas furono scritte in gallego. La forma poetica era simile a quella del virelai francese formata da ritornello e strofe. La musica, invece, risentiva di influenze trobadoriche.

Sunday, February 26, 2006

LA LAUDA TOSCO UMBRA

Nel corso del XIII secolo l'azione dei grandi papi come Innocenzo III e l'affermarsi di nuovi movimenti religiosi (come i francescani di Francesco D'Assisi ed i domenicani di S.Domenico di Guzman) accrebbero il sentimento religioso in Europa ed in particolare in Italia. Il primo testo poetico della civiltà letteraria italiana fu il “Cantico di frate Sole” che S.Francesco scrisse in volgare umbro nel 1224. Questo testo rappresenta l'inizio della produzione letteraria francescana e della lauda. In questo periodo nacquero delle confraternite, come i Flagellanti e i Disciplinati, che percorrevano le strade pregando e cantando inni latini e nuovi canti in volgare. Ebbe così inizio la produzione poetico-musicale della lauda. La struttura della lauda era quella della ballata.

Friday, February 24, 2006

Monodie sacre in latino: gli uffici drammatici e i drammi liturgici

Gli spettacoli teatrali, che nell'epoca del Basso Impero erano stati vietati dai padri della Chiesa romana, ripresero vita durante la cosiddetta Rinascenza carolingia (sec. IX). I temi di queste rappresentazioni erano in genere legati alla vita di Gesù Cristo. La prima fase del passaggio dal momento liturgico al dramma sacro rappresentato, che si ebbe a partire dal X secolo in Francia, fu quella degli uffici drammatici (nati dai canti degli Uffici delle ore o della messa). Questo processo portò alla graduale modifica dei testi e delle musiche sacre.
Il dramma liturgico (XI-XIII sec.) era recitato ed eseguito da diaconi, chierici o cantori che interpretavano precise parti dell'evento sacro, il quale si svolgeva in chiesa con un essenziale apparato scenico e con costumi. Le parti musicali dei drammi liturgici, pur derivando dai canti gregoriani, comprendono sequenze, tropi e alcune melodie dei trovieri. La scrittura del dramma liturgico prevede, oltre alla musica e al testo, anche alcune note di regia. Tra i drammi liturgici ricordiamo: il Ludus paschalis, il Planctum mariae, il Peregrinus, lo Sponsus e il Ludus Danielis.

Thursday, February 23, 2006

MONODIE SACRE E PROFANE

A partire dal X secolo a fianco del repertorio gregoriano incominciarono ad affermarsi monodie sacre (sia in latino che in volgare). Le prime furono di carattere paraliturgico ed erano eseguite nelle chiese, le altre di carattere extraliturgico ed erano cantate fuori dai luoghi ufficiali del culto. I primi canti profani in latino fecero la loro comparsa nell'IX secolo. Maggiore importanza ebbe la successiva lirica profana nelle nuove lingue d'oc (trovatori), d'oïl (trovieri) e in alto-tedesco (Minnesänger).

Tuesday, February 21, 2006

Guido D'Arezzo

Guido D'Arezzo è considerato il principale trattatista e didatta del Medioevo. Egli nacque in un villaggio vicino a Pomposa (Ferrara) nel 995. Si fece monaco nel monastero di Pomposa ma poi, in seguito a contrasti con alcuni confratelli, si trasferì ad Arezzo dove fondò una scuola di canto. Il suo metodo di insegnamento e le sue innovazioni in campo musicale si diffusero molto. Egli godeva anche della stima di papa Giovanni XIX. Guido D'Arezzo morì in un convento dei Camaldolesi nel 1050. Tra le sue opere ricordiamo: Micrologus de Musica, Prologus in Antiphonarium, Regulae rhytmicae, Epistola ad Michaelem.

-L'ESACORDO E IL NOME DELLE NOTE: Guido D'Arezzo sviluppò un metodo chiamato solmisazione per facilitare ai cantori l'apprendimento delle melodie scritte sul rigo. Questo metodo si basa sull'esacordo che è la successione di sei suoni in cui il semitono è collocato in posizione centrale. Egli lo derivò dalle note delle sillabe iniziali di ognuno dei sei emistichi che compongono la prima strofa dell'Inno di San Giovanni, il protettore dei cantori. Unendo queste sillabe con le relative note si ha l'esacordo (ut,re,mi,fa,sol,la).
Il “si” nacque dall'avvicinamento delle due lettere iniziali di Sancte Johannes, il verso adonio che conclude la prima strofa dell'Inno di San Giovanni. Fu Ludovico Zacconi a proporre l'adozione del “si”.

Quello che oggi conosciamo come “do” una volta era chiamato “ut” (ancora oggi in Francia è chiamato così). La sostituzione avvenne nella prima metà del XVII secolo su proposta di G.B. Doni. Do è la sillaba iniziale del suo cognome.

-LA SOLMISAZIONE: La solmisazione (dall'unione delle parole sol e mi, le note in cui si effettua la mutazione) è l'applicazione dell'esacordo alla successione dei suoni impiegati nella pratica esecutiva. In tal modo tutti i semitoni, anche quelli tra LA-SIb e SI-DO, venivano indicati con MI-FA. Si ebbero così 3 esacordi duri (ut=sol), 2 esacordi naturali (ut=sol) e 2 esacordi molli (ut=fa). Questo processo fu usato fino al XVI secolo. La solmisazione permetteva ai cantori di leggere ed intonare canti nuovi o comunque sconosciuti.

-LA MUTAZIONE: Quando l'estensione di un canto era compresa nell'ambito di un esacordo, i cantori associavano ad ogni suono le corrispondenti sillabe esacordali fino a memorizzare gli intervalli, per poi sostituirle con il testo del canto. Quando invece l'estensione di un canto superava l'esacordo, essi procedevano nello stesso modo ma applicando la mutazione degli esacordi. Questa mutazione veniva effettuata nei punti in cui si passava da un esacordo all'altro e consisteva nella sostituzione delle sillabe dell'esacordo da cui si proveniva con le sillabe del nuovo esacordo. Ogni semitono veniva indicato con le sillabe MI-FA.

-LA MANO GUIDONIANA: La mutazione presentava molte difficoltà, così i posteri inventarono il sistema della mano armonica o guidiniana. Secondo questo metodo la successione dei suoni corrispondeva alle falangi e alle punte delle dita (come si può vedere nell'immagine a sinistra).

-LA MUSICA FICTA: Dall'XII sec. il numero di suoni alterati crebbe con la conseguente origine di nuovi esacordi. Per indicare l'alterazione si utilizzarono il b rotondo (o molle) per l'abbassamento di un semitono e il b quadrato (o duro) per l'innalzamento del semitono.

Monday, February 20, 2006

Teorici e trattatisti prima di Guido D'Arezzo

Le opere degli scrittori medioevali si distinguono in due gruppi: quello dei teorici (prevalenza aspetto speculativo) e quello dei trattatisti (prevalenza aspetto pratico). La cultura ecclesiastica dell'alto medioevo pregiava il momento speculativo. Si ritiene che la teoria medioevale ebbe inizio con l'opera “De institutione musica” di Severino Boezio (480 ca.-524). Secondo Boezio, filosofo e consigliere del re degli Ostrogoti Teodorico, ci sono tre generi di musica e in ciascuno sono presenti i principi di ordine e di armonia che reggono l'universo: la musica mundana (dei corpi celesti), la musica humana (dell'anima e del corpo dell'uomo) e la musica instrumentalis (degli strumenti). Tra gli altri trattatisti dell'epoca (VI-XI sec.) ricordiamo: Cassiodoro, Isidoro, Flacco Alcuino, Aureliano di Réomé, Remigio, Ubaldo, Oddone, Notker Labeo, Bernone ed Ermanno.
Le opere dei teorici del tempo trattavano argomenti “filosofici”, psicologici, matematico-acustici della musica. L'insegnamento musicale vero e proprio era compito delle scholae delle cattedrali e dei monasteri. La musica veniva insegnata nelle Arti liberali del Trivio e del Quadrivio e poi nelle università.
Solo a partire dal XI sec., con Guido D'Arezzo, nacque una trattatistica riguardante i problemi della pratica musicale e della notazione.

Saturday, February 18, 2006

Le notazioni mensurali

-LA NOTAZIONE FRANCONIANA: L'atto di nascita della moderna notazione ritmica è costituito dal trattato Ars cantus mensurabilis (1260) di Francone di Colonia (da qui notazione franconiana) in cui si ha il superamento della teoria modale e in cui vengono introdotti due nuovi valori metrici (la duplex longa e la semibrevis). Tra i valori ricordiamo la longa perfecta (3 breves), imperfecta (2 breves) e duplex longa. Un valore era detto perfecto quando era divisibile per 3, il numero perfetto. La suddivisione ternaria dei valori prevalse fino all'inizio del secolo XIV.

-LA NOTAZIONE DELL'ARS NOVA FRANCESE: All'inizio del XIV secolo in Francia venne introdotto un nuovo valore: la semibrevis minima o minima. In questo periodo la suddivisione dei valori prese il nome di modus, tempus e prolatio. La notazione franconiana, i cui principi furono esposti da Philippe de Vitry, fu usata nelle composizioni di Guillaume.

-LA NOTAZIONE DELL'ARS NOVA ITALIANA: La notazione in uso in Italia nel Trecento non sembra discendere direttamente da altre, come nel caso della Francia. Alcuni ritengono che derivi da quella di Petrus de Cruce. Le figurazioni di questa notazione erano sei: la maxima, la longa, la brevis (l'unità di base), la semibrevis, la minima e la semiminima.

La notazione modale (I modi ritmici)

I segni della notazione quadrata gregoriana rispecchiano grosso modo le regole metriche moderne, per cui una longa dura quanto due breves, ecc.... Ogni voce di un organum o di una clausula era scritta in un determinato modo, ma l'uso dei modi in melodie di diversa lunghezza era regolato dagli ordines che indicavano quante volte lo schema metrico andava ripetuto.

Friday, February 17, 2006

Le notazioni polifoniche nera e bianca

Dopo che il problema dell'altezza era stato risolto grazie alla notazione su rigo, rimaneva da stabilire la durata delle note. Il problema si presentò con il contrappunto che necessitava di un sistema metrico valido per tutte le voci di una composizione. Tra la fine del XII e la fine del XIV secolo venne usata la notazione nera, chiamata così perché i segni delle note erano completamente anneriti. Nel XVI sec., invece, si diffuse l'uso di una carta meno spessa che favorì la nascita della notazione bianca, formata dai soli contorni delle note che risultarono di più facile scrittura. La notazione bianca fu usata fino alla fine del XVI secolo.

Thursday, February 16, 2006

Il nome delle note e la notazione alfabetica

Boezio fu probabilmente il primo trattatista nel medioevo ad impiegare le lettere dell'alfabeto latino, dalla A alla P, per segnare i punti di suddivisione del monocordo.
Oddone di Cluny (sec. X) applicò la notazione alfabetica al sistema perfetto dei greci e differenziò le ottave.

Wednesday, February 15, 2006

La notazione neumatica

I canti gregoriani, le melodie sacre e profane di questo periodo ci sono state tramandate grazie alla notazione neumatica. Questa notazione fu il punto conclusivo di un processo iniziato alcuni secoli prima, quando i segni neumatici servivano come sussidio alla memoria dei cantori. Essa acquistò valore pieno di mezzo di comunicazione scritta solo all'epoca di Guido D'Arezzo, quando si impose l'uso del rigo composto da quattro linee.


-LA SCRITTURA CHIRONOMICA: E' chiamato scrittura chironomica l'insieme dei segni grafici posti sopra alla parole del testo dei canti che servivano al praecentor per ricordare il movimento della melodia.


-DAI NEUMI “IN CAMPO APERTO” ALLA NOTAZIONE DIASTEMATICA: I neumi erano segni che indicavano uno o più suoni, riferiti alla nota o alle note da cantare su una stessa sillaba. Esistevano 8 tipi di neumi. Inizialmente erano posti sopra il testo da cantare, ma poi, sopra le parole comparvero anche una o più righe aventi un preciso valore tonale precedute dalla chiave che stabiliva l'altezza delle note corrispondenti. I segni di questa notazione subirono notevoli cambiamenti nel corso dei secoli fino ad arrivare ai simboli che utilizziamo oggi.

-I NEUMI QUADRATI: Il tetragramma (o rigo di 4 linee) segnò il raggiungimento della diastemazia perfetta. Infatti, in tutti i libri corali posteriori all'XI secolo furono impiegati i neumi di forma quadrata.

Tuesday, February 14, 2006

Le origini della notazione moderna

La notazione è un sistema coordinato di segni con i quali si scrivono sulla carta da musica gli elementi del discorso musicale. Essa nacque dall'insufficienza della trasmissione orale. Le prime testimonianze di notazione risalgono al VIII secolo. L'altezza delle note fu stabilita dalla notazione neumatica che diventò definitiva all'epoca di Guido d'Arezzo. Successivamente nacque la notazione modale che stabilì la definitiva durata dei suoni, che poi fu sostituita dalla notazione mensurale.

Monday, February 13, 2006

L'Ars antiqua (metà sec XII-1320)

Durante questo periodo furono create moltissime composizioni polifoniche che venivano soprattutto eseguite nelle principali cattedrali della Francia del Nord (come Notre-Dame). La diffusione di questi canti nell'Ars antiqua fu favorita dall'affermazione di una notazione su rigo e dall'assunzione di alcune convenzioni che consentirono di determinare la durata e i relativi rapporti fra le note.

-SCUOLA DI NOTRE-DAME: Tra il 1150 e il 1350 la cappella di Notre-Dame a Parigi fu il più importante centro di musica polifonica europeo. I suoi primi maestri furono Léonin e Pérotin i quali composero molti Organum, la forma polifonica più importante. Altre composizioni dell'epoca furono la clausola (sezione di organum costruita su un frammento melismatico di un tenor), l'organa (composizioni liturgiche), i conductus (usati come canti processionali).

-IL MOTTETTO: Verso la metà del XIII secolo, grazie alla notazione mensurale franconiana che consentiva una maggiore varietà di invenzione metrica, nacque il mottetto che sostituì le precedenti forme musicali. Derivato dalla clausola, il mottetto era solitamente a tre voci: la voce inferiore chiamata tenor, la voce mediana chiamata duplum e la voce superiore chiamata triplum.

Sunday, February 12, 2006

Gli inizi della polifonia (X-XII secolo)


La prima forma polifonica fu l'organum in cui la melodia gregoriana (vox principalis) veniva accompagnata da un'altra melodia (vox organalis) che procedeva parallelamente ad una distanza di quarta o di quinta.
In un altro tipo di organum la vox organalis iniziava all'unisono con la vox principalis per poi separarsi e procedere parallelamente fino alla fine dove tornavano all'unisono.
Alla fine del XI si affermò il discanto in cui la vox principalis (al grave) è accompagnata nota contro nota dalla vox organalis, la quale procede per intervalli misti e per moto contrario.
Nel XII sec. nacque l'organum melismatico in cui l'esecuzione della melodia gregoriana al grave era accompagnata dalla vox organalis che eseguiva liberamente melodie ricche di fioriture.

Saturday, February 11, 2006

LA NASCITA DELLA POLIFONIA E L'ARS ANTIQUA

Dal IX sec. si diffuse la pratica dell'accompagnamento al canto sacro (cantus firmus) con altre melodie che procedevano parallelamente, nota contro nota (= punctum contra punctum, da qui contrappunto). Nacque così la polifonia che dal X al XVI secolo, insieme al linguaggio contrappuntistico, caratterizzò questo periodo. Gli storici della musica dividono questo ampio ciclo in cinque periodi: gli inizi (X-XII sec.), l'Ars antiqua (XII-XIII sec.), l'Ars nova (XIV sec.), l'età fiamminga (XV-XVI sec.), la polifonia rinascimentale (XVI sec.).

Friday, February 10, 2006

La teoria: i modi (o toni) ecclesiastici

Il repertorio gregoriano si basa su scale eptafoniche di genere diatonico appartenenti ad otto modi. Intorno al X secolo il modo gregoriano, forse derivante dagli oktoechoi bizintini, raggiunse una forma stabile e si distinse in autentico e plagale (le scale plagali sono una quarta sotto a quelle autentiche). Le note tipiche di questi modi sono: la finalis (per terminare i brani), la repercussio (intorno alla quale si muove la melodia).
L'attuale conoscenza dei canti del repertorio liturgico gregoriano è frutto dell'impegno di ricerca e
di analisi di molti monaci e studiosi durata molti anni.

Thursday, February 09, 2006

Stili, modi di esecuzione e forme musicali del canto gregoriano

Il canto gregoriano è alla base della civiltà musicale occidentale. Pur essendo molto semplice dal punto di vista metrico e melodico, presenta molte difficoltà a causa della varietà degli stili di canto e dei modi di esecuzione esistenti. Gli stili del canto ecclesiastico sono tre: l'accentus, il concentus e i melismi (e i vocalizzi). L'accentus, o tono di lezione, deriva dalla cantillazzione ebraica ed è una sorta di lettura sillabica intonata. Il concentus, o canto spiegato, era il più comune e poteva essere sillabico o semisillabico. I milismi e i vocalizzi, infine, fiorivano parole come alleluja.
La lettura dei salmi, anch'essa regolata da precise regole, potevano essere espressi in tre modi diversi: nella salmodia responsoriale (il solista leggeva un versetto e l'assemblea lo ripeteva), nella salmodia allelujatica (dopo ogni versetto letto dal solista l'assemblea rispondeva alleluja), nella salmodia antifonica (i versetti venivano eseguiti in modo alternato dal solista e dall'assemblea).
Tra il IX e il X sec. nacquero due nuove forme di canto sacro: la sequenza e il tropo. La sequenza è l'aggiunta sillabica di un testo in prosa ai vocalizzi allelujatici. I tropi, invece, nacquero dalla sostituzione con testi sillabici dei melismi di alcuni canti della messa (Kyrie e Introito).

Wednesday, February 08, 2006

La liturgia e il canto cristiano

Con liturgia si intende l'insieme dei riti e delle cerimonie del culto cristiano nelle forme ufficiali dettate dalla Chiesa. Nell'era carolingia fu portato a termine il processo di omogenizzazione delle comunità cristiane, che comprendé anche la liturgia. Le principali cerimonie della liturgia romana sono due: la celebrazione eucaristica (messa) e gli Uffici delle Ore. La prima era divisa in tre parti: riti di introduzione, liturgia della parola e liturgia sacrificale. Ogni parte conteneva dei canti specifici divisi in Ordinarium Missae e Proprium Missae.
I brani dell'Ordinarium Missae (parti ordinarie) sono cinque: Kyrie eleison (preghiera lianica), Gloria in excelsis Deo (inno angelico), Credo in unum Deum (o Simbolo), Sanctus e Agnus Dei.
I brani più importanti del Proprium Missae (parti mobili perché mutavano a seconda del calendario liturgico) sono: l'Introito, il Graduale, l'Alleluja, l'Offertorio e il Communio.
Gli Uffici delle Ore, invece, erano otto ed erano distribuiti nelle diverse parti del giorno (mattutino, vespro,..). Essi venivano celebrati solo all'interno delle comunità monastiche tranne i Vespri che facevano parte anche delle chiese parrocchiali. Il Vespro comprendeva la lettura dei Salmi intercalati da antifone, il Magnificat, un inno e le litanie. Le forme più importanti degli Uffici delle Ore sono i salmi e gli Inni; gli inni sono sillabici, melodici e strofici.

Tuesday, February 07, 2006

La musica e il cristianesimo in Occidente

-LA FORMAZIONE DEL CANTO CRISTIANO
Il primo popolo che si convertì agli insegnamenti di Gesù Cristo fu quello ebraico. In seguito alla conquista e alla distruzione di Gerusalemme da parte di Tito (70 d.C.), gli abitanti di Israele emigrarono e si sparsero in tutto il bacino mediterraneo. Questo comportò la costruzione delle prime comunità cristiane all'interno dell'Impero Romano. Quando, però, i cristiani iniziarono a costituire un pericolo per Roma, alcuni imperatori iniziarono la loro persecuzione che si concluse solo nel 313 con l'Editto di Milano dell'Imperatore Costantino che riconobbe la religione cristiana.
La musica cristiana ha quindi le sue radici nella tradizione ebraica. La somiglianza tra i canti cristiani e quelli ebraici è netta, basti pensare alla cantillazione, al jubilus e all'esecuzione dei salmi. Con il passare degli anni, però, si iniziarono a formare differenti repertori locali che risentirono delle influenze del popolo originario. L'unico tra i repertori locali del canto cristiano conservato fino ad oggi è il canto milanese “S.Ambrogio” (noto come canto ambrosiano). Altri repertori locali furono: il gallicano e il mozarabico.
-LO SVILUPPO UNITARIO DEL CANTO CRISTIANO
In seguito alla caduta dell'Impero Romano e all'insediamento delle popolazioni barbariche, la Chiesa acquistò sempre più potere religioso e soprattutto politico. Essa, però, doveva essere unita e uguale in tutte le comunità cristiane del mondo. Andavano quindi abbattute le differenze culturali esistenti tra i popoli per quanto riguardava i riti, le preghiere e i canti. Il passaggio dai repertori locali ad un repertorio unico, cioè all'unificazione liturgica del canto sacro latino, portò ai famosi CANTI GREGORIANI, che prendono il nome da Papa Gregorio I Magno, il quale contribuì notevolmente a questa omogenizzazione che in realtà durò molti secoli.
Con canto gregoriano si intende la monodia liturgica cristiana in lingua latina; viene anche chiamato: romana cantilena, cantus planus (canto piano), canto mensurato, canto latino o ecclesiastico.
Il canto gregoriano deve la sua popolarità alla Schola Cantorum che formava i cantori insegnando loro tutti i canti a memoria, dato che non si usava ancora una notazione musicale.

Monday, February 06, 2006

Il primo millennio dell'era volgare

Mentre l'Europa subiva enormi trasformazioni sotto tutti i punti di vista (basti pensare all'espansione e alla successiva decadenza del mondo romano per mano barbarica), il primo millennio dell'era volgare non fu molto ricco di vicende e di accadimenti per quanto riguarda la musica. In questi secoli non ebbe la giusta considerazione artistica e fu inizialmente destinata solo ad occasioni profane. Con la crescita della Chiesa di Roma la musica diventò un elemento importante nella liturgia cristiana. La scarsa diffusione della musica fu anche dovuta alla quasi totale assenza di una notazione musicale: la musica veniva tramandata oralmente.

Sunday, February 05, 2006

LA MUSICA DEI ROMANI


Non si ha molta conoscenza della musica originale romana (di origine etrusca o italica), ma certo è che dopo la conquista della Grecia (146 a.C.) la musica occupò un posto di rilievo nella cultura romana. Negli ultimi decenni della Repubblica e nei primi due secoli dell'impero l'attività musicale a Roma fu molto intensa, basti pensare a imperatori come Nerone che si esibivano in pubblico. Nelle feste religiose e pagane l'esecuzione di canti monodici e corali divenne essenziale. Anche i romani credevano che la musica dovesse far parte dell'educazione di un giovane, specialmente se di ceto elevato. Alcuni strumenti tipici usati dai romani furono: la buccina, il lituus, la tuba e la tibia.

Friday, February 03, 2006

3. IL MONDO CLASSICO 4

-La teoria
-LA RITMICA: La metrica della poesia greca e latina è detta quantitativa perché governata dalla successione di sillabe lunghe e brevi. Sono questi schemi a formare il ritmo tipico di questa musica. L'elemento fondamentale e indivisibile della metrica greca era il tempo primo (breve); l'insieme di questi tempi in schemi ritmici è detto “piede”. La musica greca comprendeva molti piedi (circa 25).
-GENERI, MODI, ARMONIE, SISTEMA PERFETTO: Alla base del sistema musicale greco vi era il tetracordo (una successione di quattro suoni discendenti compresi in una quarta giusta). A seconda degli intervalli tra le note di un tetracordo la musica si differenziava in 3 generi: diatonico (2 intervalli di tono, 1 di semitono), cromatico (terza min. e 2 intervalli di semitono) e enarmonico (terza magg. e 2 intervalli di quarto di tono). Nei tetracordi diatonici la collocazione dell'unico semitono distingueva i 3 modi: dorico (semitono al grave), frigio (sem. al centro) e lidio (sem. all'acuto). I tetracordi, accoppiati 2 a 2, potevano essere congiunti o disgiunti. L'unione tra questi tetracordi formava un'armonia. Il punto di distacco tra i 2 tetracordi era detto diazeusi mentre il punto di congiunzione era detto sinafè. Il sistema più complesso fu il sistema téleion che abbracciava 2 ottave. Molto spesso, durante le esecuzioni, si usava la trasposizione tonale.

Thursday, February 02, 2006

3. IL MONDO CLASSICO 3

-Significato del nome “musica”. Il canto e gli strumenti.
Musica deriva da Muse e conglobava insieme la musica, la poesia, e la danza, il canto, la parola, il gesto, ecc.... La parte più importante della musica greca era il canto che poteva essere corale (corodia) o solistico (monodia). Il coro, formato da voci bianche o maschili, cantava all'unisono sostenuto dalla lira o dall'aulo. Durante l'esecuzione era permesso variare la melodia contemporaneamente eseguita nel modo tradizionale dalle altre voci o strumenti (eterofonia). Gli strumenti più usati dai greci furono la lira (o cetra) e l'auolo. La lira era uno strumento a corde di origine ellenica e sacra al culto di Apollo mentre l'aulo era uno strumento a fiato ad ancia doppia (simile all'oboe). Altri strumenti furono: la stringa, il flauto di Pan, la salpinx (o tromba), i tamburi, i cimbali, i sistri e i crotali.

Wednesday, February 01, 2006

3. IL MONDO CLASSICO 2

-Importanza dei limiti delle fonti

La musica veniva spesso citata nelle fonti scritte perché i greci avevano un'intensa attività musicale. La musica era usata in molte manifestazioni come, per esempio, le feste e i giochi agonistici. Questo è testimoniato, oltre che dalle fonti sopra citate, anche dalle numerose illustrazioni raffiguranti scene musicali, trovate soprattutto nelle decorazioni di anfore, piatti e vasi.
-I TRATTATI: I trattati della musica greca riguardavano soprattuto questioni teoriche come la suddivisione dell'ottava e la teoria degli intervalli. Pitagora (sec.VI a.C.), matematico e filosofo, è considerato come l'origine della trattatistica greca. A lui si deve l'adozione del monocordo. Il più autorevole esponente della trattatistica greca è, però, Aristosseno di Taranto (discepolo di Aristotele) autore di Elementa harmonica e Elementa rhytmica. Altri famosi trattattisti furono: Euclide, Plutarco, Tolomeo, Quintiliano e Alipio.
-LE MUSICHE: Le composizioni greche che ci sono pervenute sono circa un ventina, veramente poche! Il motivo è che la maggior parte dei canti venivano tramandati oralmente. La musica aveva caratteri di variazione improvvisate che si svolgevano sulla base di nuclei melodici (nomoi). I nomoi potevano essere per voce con accompagnamento di cetra o auolo, o solamente strumentali.
-LA NOTAZIONE: L'uso della notazione risale al IV sec. a.C.. C'erano due tipi di notazione: la notazione vocale (segni dell'alfabeto greco maiuscolo con poche varianti) e quella strumentale (segni dell'alfabeto fenicio con molte varianti).