
Durante il
XII secolo i riferimenti, le descrizioni e le raffigurazioni di strumenti musicali sono molte. Questo può sembrare strano dato che la maggior parte delle composizioni erano scritte per voci. Si è però scoperto che nella pratica quotidiana le
composizioni venivano eseguite sia da cantori sia da strumentisti con raddoppi o sostituzioni. Questo spiega il fatto che, prima del XVI secolo, i manoscritti contenenti composizioni strumentali erano davvero pochi perché l'autore componeva il suo brano per voci ma era cosciente del fatto che lo stesso brano sarebbe stato eseguito anche da strumentisti. I
codici più famosi contenenti questi canti sono: il più antico
manoscritto del Trecento contenente una ventina di danze in stesura monodica (British Museum), il
Robertsbridge Codex (musiche per strumento da tasto) e il
Codice di Faenza (o Codice Bonadies). Le
fonti più autorevoli per la conoscenza della
musica strumentale e degli
strumenti del medioevo sono il
trattato di Johannes de Grocheo e il
Tractatum de Musica di Girolamo di Moravia.
Lo
strumento più importane del medioevo fu
l'organo. Nei secoli XII-XV sono stati raffigurati due diversi organi: il
portativo e il
positivo. Tra i
cordofoni ricordiamo lo scacchiere (o echiquier) a corde percosse e il salterio a corde pizzicate. Tra gli
strumenti ad arco ricordiamo: la crotta (o rotta)(il più antico), la viella (il più diffuso), la ribeca e la giga. Tra gli
strumenti a fiato si citano: la tromba, il trombone, il cornetto in legno i flauti diritti e traversi. Erano anche usati
l'arpa e
vari strumenti a percussione.
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