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Questo blog nasce con l'intento di ripercorrere le principali tappe della storia della musica. Dagli strumenti utilizzati dall'uomo nella preistoria, alle opere dei grandi compositori classici.
La frottola, resa celebre da Isabella d'Este (1474-1539) della corte di Mantova, è una forma poetico musicale d'origine popolare derivata dalla ballata,con strofe di 6 o 8 versi ottonari consistenti in una ripresa e due stanze. La frottola si svolgeva su differenti forme poetiche: la frottola vera e propria, lo strambotto, l'ode, il capitolo, il sonetto, le stanze di canzone. Tra i compositori di frottole ricordiamo Petrucci, Cara, Tromboncino, Aquilano, Bossinensis.
I canti carnascialeschi furono la colonna sonora degli spettacoli ideati da Lorenzo de Medici per il godimento dei fiorentini. I testi trattavano argomenti amorosi o scherzosi, presentavano tipi popolari (mendicante,venditore,ecc...), raccontavano vicende mitologiche di diffusa conoscenza, il tutto con tono popolaresco. Tra i compositori di canti carnascialeschi ricordiamo: Alessandro Coppinus, Alexander Agricola e Heinrich.
La rinascita umanistica dell'inizio del '400 legata alla lingua latina, aveva oscurato le forme preesistenti dell'Ars nova italiana in lingua volgare. Il ritorno al canto in lingua italiana si ebbe nell'ultimo ventennio del '400 grazie a Lorenzo de Medici, detto il Magnifico, che stimolò a Firenze la composizione di canti carnascialeschi, e Isabella D'Este alla quale si deve la rinascita e lo sviluppo alla corte di Mantova delle frottole. I tratti comuni di queste forme cinquecentesche (canti carnacialeschi, frottole, villanelle, canzonette e balletti) sono: la struttura strofica, lo stile letterario (con uso anche del dialetto) e la prevalenza di scrittura omofona-accordale a 3 o 4 voci. Anche se le composizioni nascevano per sole voci, nella maggior parte delle esecuzioni veniva cantata solo la voce più alta e lasciando le altre parti agli strumenti, principalmente il liuto.
Grazie alla diffusione del contrappunto da parte dei maestri e dei cantori fiamminghi aveva conferito un carattere internazionale alle musiche sacre e profane. Questo cosmopolitismo favorì la diffusione delle chanson su testi francesi. Una testimonianza della diffusione e dell'importanza delle canzoni anche in Italia nel 1500 si ha con Ottaviano Petrucci che pubblicò antologie di chansons (l'Odhecaton e altre raccolte). Negli ultimi decenni del XV secolo la musica polifonica si intrecciò con le più importanti lingue nazionali facendo nascere i Villancicos in Spagna, i Lieder in Germania, i canti carnacialeschi e le frottole in Italia. Più avanti si imposero anche il madrigale italiano e la chansons. L'acquisizione delle caratteristiche nazionali fu uno degli elementi che più contraddistinse la storia delle polifonie profane del '500: prima e più importante di tutte, quella italiana.
Giovanni Gabrieli (Venezia 1554 ca.-1612), nipote di Andrea Gabrieli, proseguì l'opera di suo zio rendendola ancora più varia. Anche lui fu molto stimato dai contemporanei oltre che per la sua tecnica organistica, per le sue composizioni. La maggior parte delle sue opere sono di destinazione sacra con struttura policorale. Egli accrebbe, nei confronti di Andrea, l'osservanza attenta del ritmo delle parole e della declamazione delle frasi. La sua concezione musicale appartiene già al barocco, la sua policoralità mista di voci e di strumenti è già un compiuto esercizio di “stile concertante”.
Andrea Gabrieli, (Venezia 1510 ca-1586) fu un famoso organista e, soprattutto, compositore. Egli tratto tutti i generi: dal vocale sacro al profano allo strumentale, tutti in stile veneziano. A. Gabrieli fu tra i primi a comporre i madrigali a 3 voci secondo la tecnica del contrappunto imitato. Godendo di molta stima e fama tra i contemporanei, ricevette compiti di notevole spessore da parte della Serenissima e non solo: egli scriveva la musica per i momenti più importanti e ufficiali.
La scuola romana espresse il noto stile a cappella che si diffuse in tutta l'Europa cattolica ad eccezione delle basilica di S.Marco a Venezia, dove si formò un repertorio sacro molto diverso: più dello stile a cappella, pur coltivato, erano apprezzate le composizioni nelle quali alle voci si mescolavano gli strumenti, che potevano essere due organi, degli strumenti a corda (viole) e a fiato (corneti, tromboni). Molto spesso le composizioni polivocali venivano eseguite a cori divisi, cioè due,tre o quattro gruppi cantavano e suonavano insieme ma in spazi distanti all'interno della chiesa. Le musiche veneziane avevano caratteri di fastosità, di colore e di ricchezza sonora perché le esecuzioni non erano abbinate solo ad eventi sacri, ma anche politici. La cappella musicale di S.Marco aveva il compito di celebrare i maggiori eventi della Repubblica Veneziana. Venezia, nel XVI secolo, era ancora il centro economico più ricco d'Italia ed era molto influente politicamente. La musica non doveva essere da meno. Tra i maestri della Cappella si ricordano: Willaert, Cipriano de Rore (1563-64), Zarlino (1565-90), Croce detto il Chiozzotto (1603-09), Monteverdi (1613-43), Cavalli (1668-76) e Legrenzi (1685-90); tra gli organisti: Buus, Parabosco, Merulo, Padovano, Andrea Gabrieli (1566-86) e Giovanni Gabrieli (1584-1612). Questi ultimi (A.Gabrieli e G. Gabrieli).
Giovanni Pierluigi nacque a Palestrina, sui colli laziali, nel 1524-25. Egli ricoprì dei ruoli molto importanti: iniziò come cantore nella Cappella liberiana, fu organista e maestro di canto nel duomo di Palestrina e, infine, fu maestro della Cappella Giulia e cantore nella Cappella Sistina di Roma, città dove visse fino al alla morte, nel 1594.
Palestrina divenne famoso grazie alle sue composizioni sacre e al suo uso del contrappunto. Palestrina fu stimato musicalmente sia dai contemporanei, che dai postumi. Durante il Romanticismo il culto di Palestrina crebbe notevolmente grazie alla pubblicazione della sua biografia ad opera di Papa Marcello.
L'opera di Palestrina è costituita quasi interamente da composizioni polifoniche su testo latino, destinate alle cantorie per i servizi sacri cattolici. Egli scrisse 102 messe a 4 o 5 voci, in minor numero a 6 e a 8; le più note sono: Missa brevis, Iste Confessor, Aeterna Christi munera, Dies sanctificatus, Salve Regina, Vestiva i colli e Papae Marcelli. L'altra forma molto usata da Palestrina fu il mottetto, né scrisse 307 tra cui ricordiamo: Super flumina Babylonis, Pueri haebreorum, Cantico dei cantici e lo Stabat Mater.
La musica di Palestrina incarnò per i contemporanei il sentimento religioso della controriforma romana mentre per i posteri rappresentò uno degli ideali più puri ed armoniosi del canto sacro cattolico. Uno dei pregi delle creazioni palestriniane è la semplicità dei mezzi impiegati, a cominciare dalle melodie che si combinano nel tessuto polifonico fino alle armonie formate da semplici successioni di triadi, variate da note di passaggio e da ritardi preparati e indotti dal movimento delle parti. Il discorso delle parti, infine, è fluido per merito di una magistrale condotta contrappuntistica delle parti e di combinazioni tra le voci continuamente variate.
Nelle zone d'Europa che non ebbero influssi dalla riforme religiose, la polifonia sacra toccò gli esiti artistici più alti. L'incontro fra il contrappunto fiammingo e il nascente gusto melodico aveva portato ad un nuovo stile polifonico europeo. La semplificazione del contrappunto vocale si concretizzò nello stile a cappella, cioè per sole voci, che portò alla purificazione espressiva che è il carattere peculiare di questa civiltà artistica. Lo stile a cappella si sviluppò nelle cattedrali italiane (ad eccezione di Venezia) e toccò i vertici artistici con compositori come Orlando di Lasso, Palestrina, Byrd e Luis da Victoria.
-LA SCUOLA ROMANA: Dalla seconda metà del XV secolo i papi curarono e migliorarono continuamente le cappelle musicali delle basiliche romane. Questo portò la scuola polifonica romana ad avere un primato nella musica sacra del Rinascimento. La più antica cappella romana fu la Sistina ordinata da papa Sisto IV, seguirono la Cappella Giulia, la Cappella Liberiana, la Cappella Pia. I più affermati musicisti delle Scuola romana furono: Palestrina, Costanzo Festa (1480 ca.-1545), Giovanni Animuccia (1514-1571), Giovanni Maria Nanino (1544-1607) e Felice Anerio (1560 ca.-1614). La scuola polifonica romana protrasse la sua attività anche nella prima parte del XVII secolo, distinguendosi per una policoralità di gusto barocco, di cui il più noto esponente è Orazio Benevoli.
In seguito alla rapida espansione delle nuove riforme religiose, Papa Paolo III convocò il Concilio di Trento (1545-1563) per definire le linee di impegno della Controriforma Cattolica. Anche la musica sacra fu argomento di discussione e le modifiche apportate furono: l'abolizione di tutte le sequenze ad eccezione di 5, il divieto di usare cantus firmi profani nella composizione di messe polifoniche e l'obbligo che, nelle composizioni polifoniche, le parole fossero chiaramente intellegibili.
-LA LAUDA POLIFONICA: Nella seconda metà del secolo, soprattutto a Roma, ebbero grande seguito le attività promosse da S. Filippo Neri (1515-1595), fondatore della congregazione dell'Oratorio, chiamata anche dei Fippini. Presso gli oratori le funzioni religiose erano composte, oltre che dal sermone, dalle preghiere e dalle letture, dal canto di laude polifoniche a 3-4 voci in stile accordale, su testi in lingua italiana. Con la diffusione dell'ordine dei Filippini anche la lauda polifonica acquistò sempre più notorietà.
L'unità religiosa che il cristianesimo era riuscito a mantenere per tutto il medioevo, fu spezzata nel XVI secolo con la nascita di vari movimenti di riforma. Personaggi come Martin Lutero (1483-1546), Giovanni Calvino (1509-1564) e il re d'Inghilterra Enrico XVIII Tudor furono i protagonisti di queste riforme. In seguito alle riforme le cerimonie religiose cambiarono e il ruolo e la forma della musica sacra, di conseguenza, venne modificato. Una conseguenza comune delle riforme fu la sostituzione del latino con la lingua nazionale nei riti delle Chiese riformate.
-LA CONFESSIONE LUTERANA E IL CORALE: La confessione luterana fu sicuramente la più importante per quanto riguarda la musica. Martin Lutero, il suo fondatore, era un profondo conoscitore della musica sacra del suo tempo e nella messa luterana volle che i fedeli interagissero tra loro con il canto dei corali. Il corale ebbe così una funzione che si può paragonare a quella del canto gregoriano nel medioevo. I corali erano cantati dall'assemblea all'unisono accompagnati, se necessario, dall'organo o da altri strumenti.
-GLI UGONOTTI E IL CANTO DEI SALMI: Più severo era, invece, il pensiero di Calvino che nelle sue funzioni limitò lo spazio per la musica ammettendo solo il canto dei salmi. Il problema pratico di questa scelta fu legato alla preparazione del repertorio che richiese alcuni anni e fu opera di alcuni famosi poeti e musicisti dell'epoca tra cui Marot, Bèze, Bourgeois e Goudimel.
-IL CANTO ANGLICANO E GLI “ANTHEMS”: La Chiesa anglicana fu quella che apportò meno modifiche alla liturgia. Le innovazioni principali furono il Prayer Book (=libro delle preghiere) del 1549 dell'arcivescovo di Canterbury, Th. Cranmer in lingua inglese e il Book of Common Prayer Noted (=libro delle preghiere comuni poste in musica) contenente i canti per le preghiere principali.
Durante tutto il Cinquecento i migliori cantori erano quelli avevano studiato nelle maggiori cantorie della Fiandra. I compositori fiamminghi furono i maggiori del secolo, un esempio fu Orlando di Lasso (ritratto a sinistra)(Mons 1532 – Monaco di Baviera 1594). Altri, invece, diventarono capiscuola di nuovi orientamenti musicali, come Adriano Willaert (Bruges 1490 ca. - Venezia 1562).
Il termine Rinascimento fu coniato intorno alla metà dell'Ottocento da Jules Michelet e Jacob Burckhard, due storici, per indicare la civiltà artistica e il pensiero fioriti nei secoli XV e XVI, prima in Italia e poi in altre regioni. Il Rinascimento è il periodo della rinascita culturale in Europa.
Per fiamminghi si intendono i musicisti dei secoli XV e XVI che si formarono nelle cappelle musicali delle città della Fiandra, corrispondente alle province centro meridionali dell'Olanda e del Belgio ed alcune province settentrionali della Francia. Lo sviluppo della cultura musicale fu possibile grazie alle condizioni economiche favorevoli e al benessere diffuso di cui godevano queste terre a partire dal XIV secolo. Le cappelle della Fiandra formarono i cantori migliori e i più famosi compositori dell'epoca.
A partire dal XII secolo in Inghilterra si iniziò a sviluppare un contrappunto diverso da quello continentale che si caratterizzò per l'utilizzo di procedimenti paralleli di terze e di seste. Furono i teorici inglesi a riconoscere l'intervallo di terza come consonante. Le composizioni inglesi del XIV secolo, soprattutto conductus e mottetti, erano in genere a 3 parti che spesso si muovevano parallelamente per terze e seste. Il più famoso esempio di composizione dell'epoca è la rota (canone) “Sumer is icumen in” che risale al 1240 circa.
Con lo sviluppo delle cappelle musicali crebbe notevolmente il numero delle composizioni sacre, in particolare le messe e i mottetti. Lo sviluppo del contrappunto portò alla disposizione a quattro parti vocali: il cantus o discantus o superius, da cui soprano; contratenor altus o altus, da cui contralto; tenor, tenore; contratenur bassus o semplicemente bassus, da cui basso.
Il mottetto, a 3 o 4 voci, era strutturato come una successione di più brani concatenati, in ognuna dei quali era sviluppata una frase del testo letteraria. Nel XV secolo il mottetto era diventato la forma esclusiva della polifonia sacra cantata durante le cerimonie del culto.
La chansons, di solito a 3 voci, nacque come una fusione delle forme profane dell'epoca. Il testo era in francese e parlava di storie amorose.
La tecnica del contrappunto fu definita durante il XV secolo e conobbe subito una vasta diffusione. Essa si basa sul principio dell'imitazione, libera o rigorosa, che contraddistingue l'elemento attivo capace di assicurare l'unità temetica delle composizioni. Nel contrappunto imitato c'è quindi una voce che espone un motivo (o soggetto) chiamato dux ed altre che rispondono variandolo (comes), Nel XV secolo i maestri chiamavano l'imitazione canone e lo differenziavano in: canone mensurale e canone enigmatico. Nel primo una stessa melodia era eseguita contemporaneamente da più cantori, con ritmi e durate diverse. Tra i canoni mensurali ricordiamo: l'Agnus Dei della Missa “L'homme armé” di Pierre de la Rue. Nei canoni enigmatici, invece, si presentava solo il motivo che aveva funzione di dux, mentre la risposta non era espressa nella notazione ma celata sotto un indovinello da risolvere. I canoni enigmatici sono un esempio della concezione intellettualistica nel periodo del passaggio dal Medioevo al Rinascimento che ricercava simboli, risolveva gli artifici, ecc.... Alcuni esempi di canoni enigmatici si possono trovare nell'Esemplare ossia Saggio Fondamentale pratico di contrappunto (1774-75)
Durante il XV secolo la figura del musicista si affermò come ruolo professionale. Questo favorì la nascita delle cappelle musicali che formavano professionalmente i cantori, che erano così capaci di affrontare composizioni polifoniche molto complesse. Tra le cappelle più famose ricordiamo quella di Borgogna e quella della Fiandra. Con il passare dei secoli il numero di cappelle subì un costante aumento.
In seguito alla Guerra dei Cent'anni (1339-1453), in Francia regno l'instabilità per molto tempo. Le conseguenze della guerra si ripercossero anche sulla cultura e quindi sulla musica. Il centro dell'arte musicale si spostò in Inghilterra, ma specialmente in Borgogna e nella Fiandra. Durante questo periodo (XV sec.) la musica sacra riacquistò importanza e il canto figurato e il contrappunto conobbero una vasta diffusione.
Durante il XII secolo i riferimenti, le descrizioni e le raffigurazioni di strumenti musicali sono molte. Questo può sembrare strano dato che la maggior parte delle composizioni erano scritte per voci. Si è però scoperto che nella pratica quotidiana le composizioni venivano eseguite sia da cantori sia da strumentisti con raddoppi o sostituzioni. Questo spiega il fatto che, prima del XVI secolo, i manoscritti contenenti composizioni strumentali erano davvero pochi perché l'autore componeva il suo brano per voci ma era cosciente del fatto che lo stesso brano sarebbe stato eseguito anche da strumentisti. I codici più famosi contenenti questi canti sono: il più antico manoscritto del Trecento contenente una ventina di danze in stesura monodica (British Museum), il Robertsbridge Codex (musiche per strumento da tasto) e il Codice di Faenza (o Codice Bonadies). Le fonti più autorevoli per la conoscenza della musica strumentale e degli strumenti del medioevo sono il trattato di Johannes de Grocheo e il Tractatum de Musica di Girolamo di Moravia.
Le composizioni dell'Ars nova francese e italiana differiscono per molti aspetti: nelle prime è sempre presente un disegno costruttivo che governa gli elementi strutturali, mentre in quelle italiane c'è maggiore libertà, distesa scansione melodica e fuidità ritmica. Queste caratteristiche sono presenti nelle forme dell'epoca come i madrigali, le cacce e le ballate.
Madrigali
: La struttura poetica dei madrigali, in gran voga nel primo periodo dell'Ars nova, era la seguente: 2 o 3 terzine di endecasillabi con lo stesso ordine di rime erano seguite da un ritornello di 2 endecasillabi. I madrigali potevano essere a 2 o 3 voci. La musica delle terzine era uguale mentre variava nel ritornello.Caccia: E' un canone a 2 voci all'unisono accompagnate da un tenor strumentale. I test affrontano argomenti quali la caccia, la pesca, il mercato e il gioco.
Ballata: La ballata rappresentò la forma più evoluta dell'Ars nova italiana e predominò la scena musicale dalla metà del XIV secolo. La struttura era la seguente: ripresa di 2 versi endecasillabi, 2 piedi di 2 versi endecasillabi ciascuno con rime identiche, una volta uguale alla ripresa di 2 versi, (il primo di essi rima con l'ultimo, il secondo rima con il primo della ripresa), si ripete la ripresa da capo. Le ballate erano a 2 o 3 voci (cantus, tenor, contratenor).
Tra i compositori dell'Ars nova italiana ricordiamo Francesco Landino (Fiesole 1325- Firenze 1397)(a sinistra), chiamato Francesco degli Organi, famoso, oltre che per le sue composizioni, per la grande perizia di esecutore su ogni tipo di strumento e per la sua cultura filosofica e poetica.
Tra gli altri ricordiamo: Bartolino da Padova, Matteo da Perugia, Zaccaria e Giovanni da Genova. La decadenza dell'Ars nova italiana si deve alla mutazione della vita culturale, sempre più sensibile alle influenze d'Oltralpe. Il musicista che sanzionò questa conclusione fu Johannes Ciconia (1335-1411).
L'Italia in cui nacque e crebbe l'Ars Nova fu quella trecentesca della nuova cultura volgare, la cultura cioè che aveva dato evidenti segnali con la poesia del Dolce stil novo e con la pittura di Giotto. Per quanto riguarda la letteratura la fonte primaria è sicuramente il Decameron di Boccaccio: la storia di dieci ragazzi e ragazze che si erano rifugiati in una villa fuori Firenze per scappare alla peste e che si raccontavano novelle e concludevano le loro giornate mettendosi a “cantare e suonare e carolare(danzare)”.
La tecnica della polifonia e del contrappunto si sviluppò anche in Italia, anche se molto più semplice rispetto a quella francese. Nelle cappelle e nelle cattedrali italiane del XIII secolo consisteva nel cantus planus binati costituito da una melodia del repertorio liturgico accompagnata da un'altra melodia che procedevano a ritmo libero. Verso la fine di questo secolo, però, la cultura musicale dell'Italia settentrionale sembra in qualche modo influenzata dal quella francese. Questo emerge dal trattato di notazione mensurale Pomerium in arte musicae mensuratae (1321-1326) dello studioso padovano Marchetto. In questi anni vennero scritti anche molti mottetti latini. La quasi totalità della produzione dell'epoca fu profana, anche se i compositori furono soprattutto ecclesiastici.
La maggior parte delle composizioni dell'epoca ci viene dal poema allegorico-satirico “Roman de Fauvel”(1316), costituito da circa 160 brani, la maggior parte anonimi; da 33 mottetti a 3 parti, da alcuni conductus, alcuni lai e altre forme. Tra i compositori ricordiamo: Jehannot de l'Escurel, Chaillou de Pesstain, Philippe de Vitry (poeta assai apprezzato e lodato anche dal Petrarca), Jean Vaillant, Pierre des Molins, Solage, Philippus de Caserta.
Visita anche il post sull'Ars Nova Francese al link: http://storiadellamusica.blogspot.com/2006/03/lars-nova-francese.html#links
Guillaume de Machaut fu il più importante compositore del XIV secolo. Nacque intorno al 1300 in un villaggio della Francia del Nord. Nel 1323 entrò al servizio di Giovanni di Lussemburgo come segretario, seguendolo in giro per l'Europa. In seguito alla morte in battaglia di Giovanni di Lussemburgo (Crécy 1346), Machaut fu a servizio di Carlo V, il suo successore. Trascorse gli ultimi anni della sua vita a Reims, dove vi morì nel 1377. In questi ultimi anni si dedicò alla poesia e alla composizione musicale.
Grazie ai trattati “Ars novae musicae” (1319) di Johannes de Muris e “Ars novae musicae” (1320) di Philippe de Vitry si comprende che in quel periodo la musica stava cambiando. Per quanto riguarda la notazione le novità furono: la pari dignità della divisione imperfetta (binaria) dei valori rispetto a quella perfetta (ternaria) e l'introduzione di 2 nuovi valori: la minima e la semiminima. Le opere furono principalmente di ispirazione e destinazione profana.
La forma più importante fu il mottetto, molto spesso elaborato secondo gli artifici del contrappunto. I mottetti dell'Ars Nova francese a 3 o 4 voci (triplum, motetus, tenor, contratenor). Molti mottetti erano isoritmici, cioè costruiti combinando una melodia di origine gregoriana (color) impiegata come cantus firmus, con uno schema ritmico di più note e pause (talea) che era ripetuto più volte durante lo svolgimento della melodia-color.
La società medioevale fino al XII secolo era stata influenzata dalla religione. Anche la musica era quindi destinata ai riti sacri e alle celebrazioni religiose. Questa concezione del mondo arrivò a piena maturità nel Duecento. A partire dai primi dai primi decenni del XIV secolo la situazione cambiò e inizio la laicizzazione con la conseguente separazione ideale tra Chiesa e Stato, tra religione e scienza. Anche l'arte cambiò prospettiva, questo è il periodo del vivace pennello di Giotto e delle novelle del Decameron di Boccaccio di ispirazione laica. Anche la musica cambiò: si ebbe un notevole aumento della produzione di musica profana rispetto a quella religiosa. Questo fu favorito dal trasferimento della Curia papale da Roma ad Avignone e dalla poca credibilità che iniziava ad avere la Chiesa.
Dato che i canti dei secoli XI-XIII sono stati scritti in notazione gregoriana, la quale indica l'esatta altezza dei suoni ma non la durata, l'interpretazione ritmica è sempre molto difficile. Numerosi musicologi hanno affrontato questo problema senza giungere a conclusioni convincenti. Tra questi musicologi ricordiamo: Hugo Riemann, Beck, Gennrich, Pierre Aubry, Restori, Liuzzi, Sesini, Monterosso, Angèles.
Gli ideali cavallereschi cantati dai trovatori entrarono nelle corti della Baviera, della Bassa Renania e del Tirolo grazie al matrimonio tra Federico Barbarossa e Beatrice di Borgogna (1157). I poeti-musicisti tedeschi iniziarono così a cantare in alto-medio-tedesco i concetti dell'amore cortese. Questo movimento artistico prese il nome di Minnesänger (da Minne=amore cortese e Sang=canto) e fu l'equivalente di trovatore e di troviero. I più noti Minnesänger, i cui scritti sono conservati nei codici di Jena, Vienna, Mondsee e Colmar, sono: Friedrich von Hausen, Wolfram von Eschenbach, Walter von der Vogelweide, Neidhart von Reuenthal, Heinrich von Meissen (conosciuto come Frauenlob), Tannhäuser (autore di Lieder e di Leiche).