I canti profani in latino

Questo blog nasce con l'intento di ripercorrere le principali tappe della storia della musica. Dagli strumenti utilizzati dall'uomo nella preistoria, alle opere dei grandi compositori classici.
Gli spettacoli teatrali, che nell'epoca del Basso Impero erano stati vietati dai padri della Chiesa romana, ripresero vita durante la cosiddetta Rinascenza carolingia (sec. IX). I temi di queste rappresentazioni erano in genere legati alla vita di Gesù Cristo. La prima fase del passaggio dal momento liturgico al dramma sacro rappresentato, che si ebbe a partire dal X secolo in Francia, fu quella degli uffici drammatici (nati dai canti degli Uffici delle ore o della messa). Questo processo portò alla graduale modifica dei testi e delle musiche sacre.
A partire dal X secolo a fianco del repertorio gregoriano incominciarono ad affermarsi monodie sacre (sia in latino che in volgare). Le prime furono di carattere paraliturgico ed erano eseguite nelle chiese, le altre di carattere extraliturgico ed erano cantate fuori dai luoghi ufficiali del culto. I primi canti profani in latino fecero la loro comparsa nell'IX secolo. Maggiore importanza ebbe la successiva lirica profana nelle nuove lingue d'oc (trovatori), d'oïl (trovieri) e in alto-tedesco (Minnesänger).
Le opere degli scrittori medioevali si distinguono in due gruppi: quello dei teorici (prevalenza aspetto speculativo) e quello dei trattatisti (prevalenza aspetto pratico). La cultura ecclesiastica dell'alto medioevo pregiava il momento speculativo. Si ritiene che la teoria medioevale ebbe inizio con l'opera “De institutione musica” di Severino Boezio (480 ca.-524). Secondo Boezio, filosofo e consigliere del re degli Ostrogoti Teodorico, ci sono tre generi di musica e in ciascuno sono presenti i principi di ordine e di armonia che reggono l'universo: la musica mundana (dei corpi celesti), la musica humana (dell'anima e del corpo dell'uomo) e la musica instrumentalis (degli strumenti). Tra gli altri trattatisti dell'epoca (VI-XI sec.) ricordiamo: Cassiodoro, Isidoro, Flacco Alcuino, Aureliano di Réomé, Remigio, Ubaldo, Oddone, Notker Labeo, Bernone ed Ermanno.
Dopo che il problema dell'altezza era stato risolto grazie alla notazione su rigo, rimaneva da stabilire la durata delle note. Il problema si presentò con il contrappunto che necessitava di un sistema metrico valido per tutte le voci di una composizione. Tra la fine del XII e la fine del XIV secolo venne usata la notazione nera, chiamata così perché i segni delle note erano completamente anneriti. Nel XVI sec., invece, si diffuse l'uso di una carta meno spessa che favorì la nascita della notazione bianca, formata dai soli contorni delle note che risultarono di più facile scrittura. La notazione bianca fu usata fino alla fine del XVI secolo.
Boezio fu probabilmente il primo trattatista nel medioevo ad impiegare le lettere dell'alfabeto latino, dalla A alla P, per segnare i punti di suddivisione del monocordo.
I canti gregoriani, le melodie sacre e profane di questo periodo ci sono state tramandate grazie alla notazione neumatica. Questa notazione fu il punto conclusivo di un processo iniziato alcuni secoli prima, quando i segni neumatici servivano come sussidio alla memoria dei cantori. Essa acquistò valore pieno di mezzo di comunicazione scritta solo all'epoca di Guido D'Arezzo, quando si impose l'uso del rigo composto da quattro linee.
-LA SCRITTURA CHIRONOMICA: E' chiamato scrittura chironomica l'insieme dei segni grafici posti sopra alla parole del testo dei canti che servivano al praecentor per ricordare il movimento della melodia.
-DAI NEUMI “IN CAMPO APERTO” ALLA NOTAZIONE DIASTEMATICA: I neumi erano segni che indicavano uno o più suoni, riferiti alla nota o alle note da cantare su una stessa sillaba. Esistevano 8 tipi di neumi. Inizialmente erano posti sopra il testo da cantare, ma poi, sopra le parole comparvero anche una o più righe aventi un preciso valore tonale precedute dalla chiave che stabiliva l'altezza delle note corrispondenti. I segni di questa notazione subirono notevoli cambiamenti nel corso dei secoli fino ad arrivare ai simboli che utilizziamo oggi.
-I NEUMI QUADRATI: Il tetragramma (o rigo di 4 linee) segnò il raggiungimento della diastemazia perfetta. Infatti, in tutti i libri corali posteriori all'XI secolo furono impiegati i neumi di forma quadrata.
La notazione è un sistema coordinato di segni con i quali si scrivono sulla carta da musica gli elementi del discorso musicale. Essa nacque dall'insufficienza della trasmissione orale. Le prime testimonianze di notazione risalgono al VIII secolo. L'altezza delle note fu stabilita dalla notazione neumatica che diventò definitiva all'epoca di Guido d'Arezzo. Successivamente nacque la notazione modale che stabilì la definitiva durata dei suoni, che poi fu sostituita dalla notazione mensurale.
Il repertorio gregoriano si basa su scale eptafoniche di genere diatonico appartenenti ad otto modi. Intorno al X secolo il modo gregoriano, forse derivante dagli oktoechoi bizintini, raggiunse una forma stabile e si distinse in autentico e plagale (le scale plagali sono una quarta sotto a quelle autentiche). Le note tipiche di questi modi sono: la finalis (per terminare i brani), la repercussio (intorno alla quale si muove la melodia).
Con liturgia si intende l'insieme dei riti e delle cerimonie del culto cristiano nelle forme ufficiali dettate dalla Chiesa. Nell'era carolingia fu portato a termine il processo di omogenizzazione delle comunità cristiane, che comprendé anche la liturgia. Le principali cerimonie della liturgia romana sono due: la celebrazione eucaristica (messa) e gli Uffici delle Ore. La prima era divisa in tre parti: riti di introduzione, liturgia della parola e liturgia sacrificale. Ogni parte conteneva dei canti specifici divisi in Ordinarium Missae e Proprium Missae.
Mentre l'Europa subiva enormi trasformazioni sotto tutti i punti di vista (basti pensare all'espansione e alla successiva decadenza del mondo romano per mano barbarica), il primo millennio dell'era volgare non fu molto ricco di vicende e di accadimenti per quanto riguarda la musica. In questi secoli non ebbe la giusta considerazione artistica e fu inizialmente destinata solo ad occasioni profane. Con la crescita della Chiesa di Roma la musica diventò un elemento importante nella liturgia cristiana. La scarsa diffusione della musica fu anche dovuta alla quasi totale assenza di una notazione musicale: la musica veniva tramandata oralmente.
-La teoria
-LA RITMICA: La metrica della poesia greca e latina è detta quantitativa perché governata dalla successione di sillabe lunghe e brevi. Sono questi schemi a formare il ritmo tipico di questa musica. L'elemento fondamentale e indivisibile della metrica greca era il tempo primo (breve); l'insieme di questi tempi in schemi ritmici è detto “piede”. La musica greca comprendeva molti piedi (circa 25).
-GENERI, MODI, ARMONIE, SISTEMA PERFETTO: Alla base del sistema musicale greco vi era il tetracordo (una successione di quattro suoni discendenti compresi in una quarta giusta). A seconda degli intervalli tra le note di un tetracordo la musica si differenziava in 3 generi: diatonico (2 intervalli di tono, 1 di semitono), cromatico (terza min. e 2 intervalli di semitono) e enarmonico (terza magg. e 2 intervalli di quarto di tono). Nei tetracordi diatonici la collocazione dell'unico semitono distingueva i 3 modi: dorico (semitono al grave), frigio (sem. al centro) e lidio (sem. all'acuto). I tetracordi, accoppiati 2 a 2, potevano essere congiunti o disgiunti. L'unione tra questi tetracordi formava un'armonia. Il punto di distacco tra i 2 tetracordi era detto diazeusi mentre il punto di congiunzione era detto sinafè. Il sistema più complesso fu il sistema téleion che abbracciava 2 ottave. Molto spesso, durante le esecuzioni, si usava la trasposizione tonale.
-Significato del nome “musica”. Il canto e gli strumenti.
-Importanza dei limiti delle fonti