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Questo blog nasce con l'intento di ripercorrere le principali tappe della storia della musica. Dagli strumenti utilizzati dall'uomo nella preistoria, alle opere dei grandi compositori classici.
La frottola, resa celebre da Isabella d'Este (1474-1539) della corte di Mantova, è una forma poetico musicale d'origine popolare derivata dalla ballata,con strofe di 6 o 8 versi ottonari consistenti in una ripresa e due stanze. La frottola si svolgeva su differenti forme poetiche: la frottola vera e propria, lo strambotto, l'ode, il capitolo, il sonetto, le stanze di canzone. Tra i compositori di frottole ricordiamo Petrucci, Cara, Tromboncino, Aquilano, Bossinensis.
Grazie alla diffusione del contrappunto da parte dei maestri e dei cantori fiamminghi aveva conferito un carattere internazionale alle musiche sacre e profane. Questo cosmopolitismo favorì la diffusione delle chanson su testi francesi. Una testimonianza della diffusione e dell'importanza delle canzoni anche in Italia nel 1500 si ha con Ottaviano Petrucci che pubblicò antologie di chansons (l'Odhecaton e altre raccolte). Negli ultimi decenni del XV secolo la musica polifonica si intrecciò con le più importanti lingue nazionali facendo nascere i Villancicos in Spagna, i Lieder in Germania, i canti carnacialeschi e le frottole in Italia. Più avanti si imposero anche il madrigale italiano e la chansons. L'acquisizione delle caratteristiche nazionali fu uno degli elementi che più contraddistinse la storia delle polifonie profane del '500: prima e più importante di tutte, quella italiana.
Palestrina divenne famoso grazie alle sue composizioni sacre e al suo uso del contrappunto. Palestrina fu stimato musicalmente sia dai contemporanei, che dai postumi. Durante il Romanticismo il culto di Palestrina crebbe notevolmente grazie alla pubblicazione della sua biografia ad opera di Papa Marcello.
L'opera di Palestrina è costituita quasi interamente da composizioni polifoniche su testo latino, destinate alle cantorie per i servizi sacri cattolici. Egli scrisse 102 messe a 4 o 5 voci, in minor numero a 6 e a 8; le più note sono: Missa brevis, Iste Confessor, Aeterna Christi munera, Dies sanctificatus, Salve Regina, Vestiva i colli e Papae Marcelli. L'altra forma molto usata da Palestrina fu il mottetto, né scrisse 307 tra cui ricordiamo: Super flumina Babylonis, Pueri haebreorum, Cantico dei cantici e lo Stabat Mater.
La musica di Palestrina incarnò per i contemporanei il sentimento religioso della controriforma romana mentre per i posteri rappresentò uno degli ideali più puri ed armoniosi del canto sacro cattolico. Uno dei pregi delle creazioni palestriniane è la semplicità dei mezzi impiegati, a cominciare dalle melodie che si combinano nel tessuto polifonico fino alle armonie formate da semplici successioni di triadi, variate da note di passaggio e da ritardi preparati e indotti dal movimento delle parti. Il discorso delle parti, infine, è fluido per merito di una magistrale condotta contrappuntistica delle parti e di combinazioni tra le voci continuamente variate.
Nelle zone d'Europa che non ebbero influssi dalla riforme religiose, la polifonia sacra toccò gli esiti artistici più alti. L'incontro fra il contrappunto fiammingo e il nascente gusto melodico aveva portato ad un nuovo stile polifonico europeo. La semplificazione del contrappunto vocale si concretizzò nello stile a cappella, cioè per sole voci, che portò alla purificazione espressiva che è il carattere peculiare di questa civiltà artistica. Lo stile a cappella si sviluppò nelle cattedrali italiane (ad eccezione di Venezia) e toccò i vertici artistici con compositori come Orlando di Lasso, Palestrina, Byrd e Luis da Victoria.
-LA SCUOLA ROMANA: Dalla seconda metà del XV secolo i papi curarono e migliorarono continuamente le cappelle musicali delle basiliche romane. Questo portò la scuola polifonica romana ad avere un primato nella musica sacra del Rinascimento. La più antica cappella romana fu la Sistina ordinata da papa Sisto IV, seguirono la Cappella Giulia, la Cappella Liberiana, la Cappella Pia. I più affermati musicisti delle Scuola romana furono: Palestrina, Costanzo Festa (1480 ca.-1545), Giovanni Animuccia (1514-1571), Giovanni Maria Nanino (1544-1607) e Felice Anerio (1560 ca.-1614). La scuola polifonica romana protrasse la sua attività anche nella prima parte del XVII secolo, distinguendosi per una policoralità di gusto barocco, di cui il più noto esponente è Orazio Benevoli.
-LA LAUDA POLIFONICA: Nella seconda metà del secolo, soprattutto a Roma, ebbero grande seguito le attività promosse da S. Filippo Neri (1515-1595), fondatore della congregazione dell'Oratorio, chiamata anche dei Fippini. Presso gli oratori le funzioni religiose erano composte, oltre che dal sermone, dalle preghiere e dalle letture, dal canto di laude polifoniche a 3-4 voci in stile accordale, su testi in lingua italiana. Con la diffusione dell'ordine dei Filippini anche la lauda polifonica acquistò sempre più notorietà.
-LA CONFESSIONE LUTERANA E IL CORALE: La confessione luterana fu sicuramente la più importante per quanto riguarda la musica. Martin Lutero, il suo fondatore, era un profondo conoscitore della musica sacra del suo tempo e nella messa luterana volle che i fedeli interagissero tra loro con il canto dei corali. Il corale ebbe così una funzione che si può paragonare a quella del canto gregoriano nel medioevo. I corali erano cantati dall'assemblea all'unisono accompagnati, se necessario, dall'organo o da altri strumenti.
-GLI UGONOTTI E IL CANTO DEI SALMI: Più severo era, invece, il pensiero di Calvino che nelle sue funzioni limitò lo spazio per la musica ammettendo solo il canto dei salmi. Il problema pratico di questa scelta fu legato alla preparazione del repertorio che richiese alcuni anni e fu opera di alcuni famosi poeti e musicisti dell'epoca tra cui Marot, Bèze, Bourgeois e Goudimel.
-IL CANTO ANGLICANO E GLI “ANTHEMS”: La Chiesa anglicana fu quella che apportò meno modifiche alla liturgia. Le innovazioni principali furono il Prayer Book (=libro delle preghiere) del 1549 dell'arcivescovo di Canterbury, Th. Cranmer in lingua inglese e il Book of Common Prayer Noted (=libro delle preghiere comuni poste in musica) contenente i canti per le preghiere principali.
Con lo sviluppo delle cappelle musicali crebbe notevolmente il numero delle composizioni sacre, in particolare le messe e i mottetti. Lo sviluppo del contrappunto portò alla disposizione a quattro parti vocali: il cantus o discantus o superius, da cui soprano; contratenor altus o altus, da cui contralto; tenor, tenore; contratenur bassus o semplicemente bassus, da cui basso.
Il mottetto, a 3 o 4 voci, era strutturato come una successione di più brani concatenati, in ognuna dei quali era sviluppata una frase del testo letteraria. Nel XV secolo il mottetto era diventato la forma esclusiva della polifonia sacra cantata durante le cerimonie del culto.
La chansons, di solito a 3 voci, nacque come una fusione delle forme profane dell'epoca. Il testo era in francese e parlava di storie amorose.
Durante il XV secolo la figura del musicista si affermò come ruolo professionale. Questo favorì la nascita delle cappelle musicali che formavano professionalmente i cantori, che erano così capaci di affrontare composizioni polifoniche molto complesse. Tra le cappelle più famose ricordiamo quella di Borgogna e quella della Fiandra. Con il passare dei secoli il numero di cappelle subì un costante aumento.
Le composizioni dell'Ars nova francese e italiana differiscono per molti aspetti: nelle prime è sempre presente un disegno costruttivo che governa gli elementi strutturali, mentre in quelle italiane c'è maggiore libertà, distesa scansione melodica e fuidità ritmica. Queste caratteristiche sono presenti nelle forme dell'epoca come i madrigali, le cacce e le ballate.
Madrigali
: La struttura poetica dei madrigali, in gran voga nel primo periodo dell'Ars nova, era la seguente: 2 o 3 terzine di endecasillabi con lo stesso ordine di rime erano seguite da un ritornello di 2 endecasillabi. I madrigali potevano essere a 2 o 3 voci. La musica delle terzine era uguale mentre variava nel ritornello.Caccia: E' un canone a 2 voci all'unisono accompagnate da un tenor strumentale. I test affrontano argomenti quali la caccia, la pesca, il mercato e il gioco.
Ballata: La ballata rappresentò la forma più evoluta dell'Ars nova italiana e predominò la scena musicale dalla metà del XIV secolo. La struttura era la seguente: ripresa di 2 versi endecasillabi, 2 piedi di 2 versi endecasillabi ciascuno con rime identiche, una volta uguale alla ripresa di 2 versi, (il primo di essi rima con l'ultimo, il secondo rima con il primo della ripresa), si ripete la ripresa da capo. Le ballate erano a 2 o 3 voci (cantus, tenor, contratenor).
Tra i compositori dell'Ars nova italiana ricordiamo Francesco Landino (Fiesole 1325- Firenze 1397)(a sinistra), chiamato Francesco degli Organi, famoso, oltre che per le sue composizioni, per la grande perizia di esecutore su ogni tipo di strumento e per la sua cultura filosofica e poetica.
Tra gli altri ricordiamo: Bartolino da Padova, Matteo da Perugia, Zaccaria e Giovanni da Genova. La decadenza dell'Ars nova italiana si deve alla mutazione della vita culturale, sempre più sensibile alle influenze d'Oltralpe. Il musicista che sanzionò questa conclusione fu Johannes Ciconia (1335-1411).
La tecnica della polifonia e del contrappunto si sviluppò anche in Italia, anche se molto più semplice rispetto a quella francese. Nelle cappelle e nelle cattedrali italiane del XIII secolo consisteva nel cantus planus binati costituito da una melodia del repertorio liturgico accompagnata da un'altra melodia che procedevano a ritmo libero. Verso la fine di questo secolo, però, la cultura musicale dell'Italia settentrionale sembra in qualche modo influenzata dal quella francese. Questo emerge dal trattato di notazione mensurale Pomerium in arte musicae mensuratae (1321-1326) dello studioso padovano Marchetto. In questi anni vennero scritti anche molti mottetti latini. La quasi totalità della produzione dell'epoca fu profana, anche se i compositori furono soprattutto ecclesiastici.
La maggior parte delle composizioni dell'epoca ci viene dal poema allegorico-satirico “Roman de Fauvel”(1316), costituito da circa 160 brani, la maggior parte anonimi; da 33 mottetti a 3 parti, da alcuni conductus, alcuni lai e altre forme. Tra i compositori ricordiamo: Jehannot de l'Escurel, Chaillou de Pesstain, Philippe de Vitry (poeta assai apprezzato e lodato anche dal Petrarca), Jean Vaillant, Pierre des Molins, Solage, Philippus de Caserta.
Visita anche il post sull'Ars Nova Francese al link: http://storiadellamusica.blogspot.com/2006/03/lars-nova-francese.html#links
Grazie ai trattati “Ars novae musicae” (1319) di Johannes de Muris e “Ars novae musicae” (1320) di Philippe de Vitry si comprende che in quel periodo la musica stava cambiando. Per quanto riguarda la notazione le novità furono: la pari dignità della divisione imperfetta (binaria) dei valori rispetto a quella perfetta (ternaria) e l'introduzione di 2 nuovi valori: la minima e la semiminima. Le opere furono principalmente di ispirazione e destinazione profana.
La forma più importante fu il mottetto, molto spesso elaborato secondo gli artifici del contrappunto. I mottetti dell'Ars Nova francese a 3 o 4 voci (triplum, motetus, tenor, contratenor). Molti mottetti erano isoritmici, cioè costruiti combinando una melodia di origine gregoriana (color) impiegata come cantus firmus, con uno schema ritmico di più note e pause (talea) che era ripetuto più volte durante lo svolgimento della melodia-color.
Dato che i canti dei secoli XI-XIII sono stati scritti in notazione gregoriana, la quale indica l'esatta altezza dei suoni ma non la durata, l'interpretazione ritmica è sempre molto difficile. Numerosi musicologi hanno affrontato questo problema senza giungere a conclusioni convincenti. Tra questi musicologi ricordiamo: Hugo Riemann, Beck, Gennrich, Pierre Aubry, Restori, Liuzzi, Sesini, Monterosso, Angèles.
I trovieri, attivi nella Francia settentrionale, erano poeti-musicisti che usavano la lingua d'oïl. La lirica dei trovieri riecheggiava e osservava i temi poetici e i moduli tecnici della lirica trobadorica. Tra i più famosi trovieri, i cui scritti ci sono stati tramandati attraverso 24 scritti dei secoli XIII e XIV e numerosi frammenti, ricordiamo: Chrétien de Troyes (maggior poeta medioevale prima di Dante attivo tra il 1160 e il 1190), Canon de Béthune, Blondel de Nesles, Gace Brulé, Gui, Riccardo Cuor di Leone, Thibaut IV, Gautier de Coincy, Adam le Bossu (o Adam de la Halle; 1240-1287).
La società feudale della fine del XI secolo subì una notevole trasformazione. L'ingentilimento delle corte, il castello come luogo in cui il signore poteva, oltre che difendersi, praticare attività ludiche, sportive, ecc.... Fu in questa società che nacque la poesia cavalleresco-cortese che si accompagnò alla musica. La donna amata diventò la sovrana, la senhoressa del poeta. L'amore era inteso come l'elevazione, distinzione e raffinatezza. I canti che i trovatori e i trovieri componevano erano in genere accompagnati dalla viella o dall'arpa.
Con il graduale abbandono del latino e del volgare e con il crescente utilizzo delle nuove lingue europee, dal XI secolo nacque così la lirica dei trovatori (lingua d'oc), dei trovieri (lingua d'oil) e dei Minnesanger (lingua medio-alto-tedesca). L'argomento principale di queste poesie era l'amore. La musica procedeva insieme ai versi, sottolineandone la struttura. Oggi sono conservate molte di queste composizioni in manoscritti chiamati canzonieri (chansonniers). I primi canzonieri risalgono al XIII secolo.
Gli spettacoli teatrali, che nell'epoca del Basso Impero erano stati vietati dai padri della Chiesa romana, ripresero vita durante la cosiddetta Rinascenza carolingia (sec. IX). I temi di queste rappresentazioni erano in genere legati alla vita di Gesù Cristo. La prima fase del passaggio dal momento liturgico al dramma sacro rappresentato, che si ebbe a partire dal X secolo in Francia, fu quella degli uffici drammatici (nati dai canti degli Uffici delle ore o della messa). Questo processo portò alla graduale modifica dei testi e delle musiche sacre.
A partire dal X secolo a fianco del repertorio gregoriano incominciarono ad affermarsi monodie sacre (sia in latino che in volgare). Le prime furono di carattere paraliturgico ed erano eseguite nelle chiese, le altre di carattere extraliturgico ed erano cantate fuori dai luoghi ufficiali del culto. I primi canti profani in latino fecero la loro comparsa nell'IX secolo. Maggiore importanza ebbe la successiva lirica profana nelle nuove lingue d'oc (trovatori), d'oïl (trovieri) e in alto-tedesco (Minnesänger).
Le opere degli scrittori medioevali si distinguono in due gruppi: quello dei teorici (prevalenza aspetto speculativo) e quello dei trattatisti (prevalenza aspetto pratico). La cultura ecclesiastica dell'alto medioevo pregiava il momento speculativo. Si ritiene che la teoria medioevale ebbe inizio con l'opera “De institutione musica” di Severino Boezio (480 ca.-524). Secondo Boezio, filosofo e consigliere del re degli Ostrogoti Teodorico, ci sono tre generi di musica e in ciascuno sono presenti i principi di ordine e di armonia che reggono l'universo: la musica mundana (dei corpi celesti), la musica humana (dell'anima e del corpo dell'uomo) e la musica instrumentalis (degli strumenti). Tra gli altri trattatisti dell'epoca (VI-XI sec.) ricordiamo: Cassiodoro, Isidoro, Flacco Alcuino, Aureliano di Réomé, Remigio, Ubaldo, Oddone, Notker Labeo, Bernone ed Ermanno.
Dopo che il problema dell'altezza era stato risolto grazie alla notazione su rigo, rimaneva da stabilire la durata delle note. Il problema si presentò con il contrappunto che necessitava di un sistema metrico valido per tutte le voci di una composizione. Tra la fine del XII e la fine del XIV secolo venne usata la notazione nera, chiamata così perché i segni delle note erano completamente anneriti. Nel XVI sec., invece, si diffuse l'uso di una carta meno spessa che favorì la nascita della notazione bianca, formata dai soli contorni delle note che risultarono di più facile scrittura. La notazione bianca fu usata fino alla fine del XVI secolo.
Boezio fu probabilmente il primo trattatista nel medioevo ad impiegare le lettere dell'alfabeto latino, dalla A alla P, per segnare i punti di suddivisione del monocordo.
I canti gregoriani, le melodie sacre e profane di questo periodo ci sono state tramandate grazie alla notazione neumatica. Questa notazione fu il punto conclusivo di un processo iniziato alcuni secoli prima, quando i segni neumatici servivano come sussidio alla memoria dei cantori. Essa acquistò valore pieno di mezzo di comunicazione scritta solo all'epoca di Guido D'Arezzo, quando si impose l'uso del rigo composto da quattro linee.
-LA SCRITTURA CHIRONOMICA: E' chiamato scrittura chironomica l'insieme dei segni grafici posti sopra alla parole del testo dei canti che servivano al praecentor per ricordare il movimento della melodia.
-DAI NEUMI “IN CAMPO APERTO” ALLA NOTAZIONE DIASTEMATICA: I neumi erano segni che indicavano uno o più suoni, riferiti alla nota o alle note da cantare su una stessa sillaba. Esistevano 8 tipi di neumi. Inizialmente erano posti sopra il testo da cantare, ma poi, sopra le parole comparvero anche una o più righe aventi un preciso valore tonale precedute dalla chiave che stabiliva l'altezza delle note corrispondenti. I segni di questa notazione subirono notevoli cambiamenti nel corso dei secoli fino ad arrivare ai simboli che utilizziamo oggi.
-I NEUMI QUADRATI: Il tetragramma (o rigo di 4 linee) segnò il raggiungimento della diastemazia perfetta. Infatti, in tutti i libri corali posteriori all'XI secolo furono impiegati i neumi di forma quadrata.
La notazione è un sistema coordinato di segni con i quali si scrivono sulla carta da musica gli elementi del discorso musicale. Essa nacque dall'insufficienza della trasmissione orale. Le prime testimonianze di notazione risalgono al VIII secolo. L'altezza delle note fu stabilita dalla notazione neumatica che diventò definitiva all'epoca di Guido d'Arezzo. Successivamente nacque la notazione modale che stabilì la definitiva durata dei suoni, che poi fu sostituita dalla notazione mensurale.
Il repertorio gregoriano si basa su scale eptafoniche di genere diatonico appartenenti ad otto modi. Intorno al X secolo il modo gregoriano, forse derivante dagli oktoechoi bizintini, raggiunse una forma stabile e si distinse in autentico e plagale (le scale plagali sono una quarta sotto a quelle autentiche). Le note tipiche di questi modi sono: la finalis (per terminare i brani), la repercussio (intorno alla quale si muove la melodia).
Con liturgia si intende l'insieme dei riti e delle cerimonie del culto cristiano nelle forme ufficiali dettate dalla Chiesa. Nell'era carolingia fu portato a termine il processo di omogenizzazione delle comunità cristiane, che comprendé anche la liturgia. Le principali cerimonie della liturgia romana sono due: la celebrazione eucaristica (messa) e gli Uffici delle Ore. La prima era divisa in tre parti: riti di introduzione, liturgia della parola e liturgia sacrificale. Ogni parte conteneva dei canti specifici divisi in Ordinarium Missae e Proprium Missae.
Mentre l'Europa subiva enormi trasformazioni sotto tutti i punti di vista (basti pensare all'espansione e alla successiva decadenza del mondo romano per mano barbarica), il primo millennio dell'era volgare non fu molto ricco di vicende e di accadimenti per quanto riguarda la musica. In questi secoli non ebbe la giusta considerazione artistica e fu inizialmente destinata solo ad occasioni profane. Con la crescita della Chiesa di Roma la musica diventò un elemento importante nella liturgia cristiana. La scarsa diffusione della musica fu anche dovuta alla quasi totale assenza di una notazione musicale: la musica veniva tramandata oralmente.
-La teoria
-LA RITMICA: La metrica della poesia greca e latina è detta quantitativa perché governata dalla successione di sillabe lunghe e brevi. Sono questi schemi a formare il ritmo tipico di questa musica. L'elemento fondamentale e indivisibile della metrica greca era il tempo primo (breve); l'insieme di questi tempi in schemi ritmici è detto “piede”. La musica greca comprendeva molti piedi (circa 25).
-GENERI, MODI, ARMONIE, SISTEMA PERFETTO: Alla base del sistema musicale greco vi era il tetracordo (una successione di quattro suoni discendenti compresi in una quarta giusta). A seconda degli intervalli tra le note di un tetracordo la musica si differenziava in 3 generi: diatonico (2 intervalli di tono, 1 di semitono), cromatico (terza min. e 2 intervalli di semitono) e enarmonico (terza magg. e 2 intervalli di quarto di tono). Nei tetracordi diatonici la collocazione dell'unico semitono distingueva i 3 modi: dorico (semitono al grave), frigio (sem. al centro) e lidio (sem. all'acuto). I tetracordi, accoppiati 2 a 2, potevano essere congiunti o disgiunti. L'unione tra questi tetracordi formava un'armonia. Il punto di distacco tra i 2 tetracordi era detto diazeusi mentre il punto di congiunzione era detto sinafè. Il sistema più complesso fu il sistema téleion che abbracciava 2 ottave. Molto spesso, durante le esecuzioni, si usava la trasposizione tonale.
-Significato del nome “musica”. Il canto e gli strumenti.
-Importanza dei limiti delle fonti
-L'eredità della musica greca
-GLI INDIANI
-ALTRI POPOLI ASIATICI
La musica cinese influenzò la maggior parte della musica asiatica. Oltre ai tipici strumenti cinesi venivano usati anche carillon di pietre e xilofoni. Nel panorama della musica asiatica spicca il nome di Bali, una piccola isola dell'arcipelago malese. L'orchestra balinese (Gamelan) è costituita principalmente da idiofoni. Le melodie sono in genere di 4 note (sol,la,si,re).
-I CINESI
-ISRAELE
-GLI EGIZIANI
-Musica e Mitologia
-Gli strumenti musicali dei popoli primitivi
-Le Origini della musica e l'etnomusicologia
Questo blog nasce con l'intento di ripercorrere le principali tappe della storia della musica. Dagli strumenti utilizzati dall'uomo nella preistoria, alle opere dei grandi compositori classici. I post sarannò pubblicati in ordine cronologico dando la possibilità al lettore di poter seguire l'evoluzione della cultura musicale in modo ordinato. Gli articoli saranno abbastanza sintetici e potranno essere usati come piccoli riassunti da tutti coloro che intendono studiare la storia della musica. Credo che quest'ultimo sia l'aspetto più importante, dato che l'esame di storia della musica è obbligatorio per il conseguimento del diploma in conservatorio. Potendo quindi consultare degli appunti, lo studio diventerà più facile, almeno spero!